Come mai, pur sapendo che risparmiare è importante, facciamo così tanta fatica a farlo davvero? Perché, nonostante guadagniamo di più rispetto al passato, abbiamo spesso la sensazione di non arrivare mai a fine mese come vorremmo? E ancora: come si fa a trasformare il risparmio da semplice rinuncia a strumento per raggiungere i nostri desideri più autentici? È davvero solo una questione di entrate, o conta di più come scegliamo di gestire e quale significato diamo al nostro denaro? Domande semplici, ma che toccano la vita quotidiana di ciascuno di noi. Le risposte, forse, sono meno scontate di quanto sembri. Vediamole insieme.
Il risparmio va pianificato e messo da parte subito
Seneca, nelle sue Epistulae morales ad Lucilium, racconta di un vecchio mercante che durante gli anni di abbondanza di raccolti comprava olio d’oliva e lo conservava in grandi anfore interrate. Quando i raccolti scarseggiavano, non solo aveva da vivere, ma poteva anche vendere parte delle sue scorte traendone un ricavo.
Probabilmente, il concetto ci è molto chiaro ma è la pratica a essere difficile da applicare. Usciamo di casa, consumiamo, compriamo, acquistiamo, affittiamo, e talvolta ci identifichiamo in quello che possediamo. La spinta verso il consumo immediato è enorme e pensare di risolverlo guadagnando di più è vano. Attribuire la colpa del fatto che arriviamo a fine mese in affanno, o mai come desideriamo, alle entrate troppo basse risulta fuorviante. Pensiamoci: guadagnare 1000 euro al mese e spenderne 900 è meglio che guadagnarne 2000 e spenderne 2100, non è vero?
Più guadagniamo, più consumiamo
Ecco, quindi, la questione: le spese tendono sempre ad adattarsi al reddito disponibile. In pratica: più guadagniamo, più consumiamo, senza che il risparmio cresca in proporzione.
La formula più realistica, quindi, è questa: Redditi – Risparmio = Consumi
Ciò significa che il risparmio deve essere pianificato e messo da parte subito, per pagare prima “se stessi”, e solo successivamente decidere quanto spendere. Questo è l’unico modo per trasformarlo in un’abitudine stabile.
L’importanza di “dare un nome” al denaro risparmiato
Immaginiamo di essere davanti a una vetrina e guardare un vestito che desideriamo da tempo. Sapendo che questo mese non abbiamo un budget di consumi sufficiente per comprarlo, cosa possiamo fare? Questo è il punto cruciale. Non è una lotta contro le tentazioni, non si tratta di chiudere gli occhi per non farsi attrarre dai desideri, ma di avere un sistema per gestire realtà, vincoli e desideri.
Per fare questo è utile ragionare per obiettivi futuri. Un abito, un’auto, lo studio dei figli, un viaggio importante: ognuno ha il suo obiettivo o tanti obiettivi. A questo punto, l’obiettivo futuro cambia connotazione e diventa una motivazione. La questione quindi non è rinunciare, ma dare priorità alle azioni, essere più precisi sui conti, condividere con i famigliari o gli amici le proprie intenzioni future. Risparmiare senza una destinazione chiara è come navigare senza bussola: si rischia di perdere la rotta.
Separare i risparmi per scopi differenti
La psicologia economica parla di mental accounting, ossia la capacità di dare un “nome” ai soldi. Questo meccanismo, se usato consapevolmente, diventa una risorsa: separare mentalmente (o fisicamente, con conti dedicati) i risparmi per scopi diversi aiuta a non confondere i motivi per cui accantoniamo, e a rimanere concentrati sull’obiettivo.
Una curiosità che arriva dal Giappone degli anni ’50: molte famiglie usavano le kakebo, agende di contabilità domestica in cui le spese e i risparmi erano suddivisi in categorie con titoli quasi poetici come “sicurezza”, “sogni”, “regali al cuore”. Non era solo contabilità: era un modo per ricordarsi ogni giorno perché si stava risparmiando. Questa chiarezza trasformava piccoli gesti quotidiani in progetti di vita.
In quest’ottica, dare un nome ai soldi non è un dettaglio, ma una strategia per orientare la volontà e proteggere la motivazione lungo il cammino verso i nostri traguardi.
No agli obiettivi troppo “generici”
Un buon obiettivo di risparmio o investimento deve essere concreto, misurabile e con una scadenza. Non basta dire “vorrei mettere qualcosa da parte per il futuro”. Meglio porsi domande precise:
- Cosa voglio realizzare? (es. un master, un fondo per emergenze, un anticipo casa)
- Entro quando? (2 anni, 5 anni, 20 anni?)
- Quanto mi serve? (calcolare una cifra realistica, anche con l’aiuto di un consulente)
Una tecnica utile è quella degli obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Accessibili, Realistici, Temporizzati). Trasformare il “Vorrei risparmiare per la comprare casa” in “Metto da parte 300 euro al mese per 20 anni per comprare una casa di almeno 100.000 euro” cambia radicalmente le probabilità di successo.
Definire precisamente un obiettivo di vita non è semplice, perché ci costringe a pensare al futuro e a immaginare quello che ci servirà o quello che desideriamo. Se poi aggiungiamo che nella maggior parte dei casi ci sono coniugi, compagni di vita, figli o nipoti, con le loro necessità e i loro desideri, tutto sembra ancora più difficile.
Ragionare per obiettivi, condividerli con i propri cari e abituarsi a dare priorità agli stessi diventa un’abilità che produce grandi effetti sul proprio benessere economico e finanziario. Una famosa ricerca ha rilevato che chi si abitua a pianificare il futuro risulta avere un maggiore benessere sia economico che sanitario.
Investire sugli obiettivi di vita
Ma ci sono obiettivi più importanti e altri meno importanti? Un obiettivo sopra tutti è quello di avere un sistema di sicurezza finanziaria, cioè una riserva. La riserva consente di gestire gli imprevisti non coperti dalla protezione, che possono andare da un problema odontoiatrico fino alla necessità di anticipare un riacquisto prima che un’assicurazione copra la spesa. Oppure, potremmo trovarci di fronte a uno stop lavorativo improvviso che richiede alcuni mesi di autonomia finanziaria. Di norma, quindi, si consiglia di avere una riserva pari a 12–18 volte il proprio introito mensile.
Queste risorse saranno investite in strumenti di investimento prontamente liquidabili, quindi senza vincoli di uscita, perché l’imprevisto può accadere in qualsiasi momento. Strumenti come conti deposito vincolati o polizze con uscita penalizzante non sono adatti alla funzione di “riserva”.
Dopo la riserva, arrivano gli obiettivi di vita: sono personali, ognuno di noi li possiede e dovrebbero essere indirizzati verso ciò che porta benessere e coerenza. Le risorse saranno investite, sicuramente rispettando le  regole dell’investimento e usando strumenti con un orizzonte temporale adatto all’obiettivo.
Alcuni esempi di scelte d’investimento
Ecco alcune indicazioni generali, ricordando che è fondamentale affidarsi a consulenti esperti per una pianificazione su misura:
- un investimento monetario può essere adatto a un orizzonte temporale di 1-3 anni;
- un investimento obbligazionario a un orizzonte temporale di 3-5 anni;
- un investimento azionario globale, invece, può essere indicato per un orizzonte temporale di 10-15 anni.
Costruire il futuro con consapevolezza, investendo sugli obiettivi che contano
Risparmiare e investire non significa rinunciare al presente, ma costruire le condizioni per vivere con maggiore libertà il futuro. Non serve accumulare per paura, né inseguire obiettivi altrui: serve creare un sistema che dia sicurezza, orienti le scelte e trasformi i desideri in traguardi concreti. La disciplina di oggi diventa la serenità di domani.
Non a caso abbiamo iniziato con Seneca e con il racconto del mercante che, grazie alla sua previdenza, sapeva affrontare i periodi difficili. E chiudiamo ancora con lui, che ci ricorda che la vera ricchezza non sta nell’avere sempre di più, ma nel desiderare con misura: «Non è povero colui che ha poco, ma colui che desidera di più».
Così il cerchio si chiude: risparmiare e dare un nome ai nostri soldi significa proprio imparare a distinguere i desideri che contano, organizzare le risorse e rimanere fedeli a ciò che davvero vogliamo realizzare.
 
												 
				 
				