Ci sono giorni davvero concitati, nei quali si presentano infiniti problemi di lavoro, c’è da avere cura per gli affetti, il tempo sembra non bastare mai e si torna a casa la sera affaticati, quasi affranti.
In quei giorni, l’orologio psicologico e sociale è come se si fermasse, e la sola idea di pensare al domani, alla fine del lavoro e alla vecchiaia, viene scacciata come se fosse un peso. Eppure, i comportamenti e le intenzioni attuali orienteranno il nostro futuro.
Diogene Laerzio narra che la madre di Talete, il filosofo greco presocratico, insisteva perché il figlio si sposasse e che lui rispondeva, ogni volta, che era troppo giovane per farlo… Finché un giorno, mentre preparava la solita risposta, si rese conto che aveva perso i capelli e che la barba era diventata bianca. Così, disse alla madre che oramai era troppo tardi.
Talvolta questo comportamento lo si ritrova anche in noi stessi: per metà della nostra vita pensiamo che sia troppo presto per affrontare il nostro futuro pensionistico, mentre, per l’altra metà, rimpiangiamo di non averci pensato per tempo. Possiamo spezzare questo incantesimo?
Ci concentriamo sul presente e non pensiamo a ciò che verrà
I motivi dei nostri comportamenti irrazionali sono diversi, e non vanno banalizzati. Innanzitutto, invecchiare non piace a nessuno. La società attuale, infatti, privilegia sveltezza, scaltrezza, vigoria e prestazioni fisiche e mentali che non fanno parte del set percettivo della vecchiaia. C’è poi una sorta di “miopia temporale” che ci porta a vedere bene il tempo vicino, ma molto sfocato quello lontano.
Infine, tema da non sottovalutare, non abbiamo fiducia nel futuro, nelle previdenze pubbliche, nella capacità del sistema di onorare i patti generazionali e nelle promesse dei welfare moderni, che già oggi sono poveri di risorse.
Il risultato di questi atteggiamenti è che finiamo per vivere alla giornata, immersi in un disimpegno temporale che, tuttavia, va contro i nostri interessi e minaccia i nostri desideri futuri.
Deve essere davvero tutto così? E perché è importante pensare oggi a qualcosa che, a volte, ci sembra così lontano nel futuro?
Tre ragioni per cominciare a pianificare la propria pensione
I motivi che richiedono la nostra attenzione sono tre:
- in primo luogo, il continuo allungamento della speranza di vita renderà il tempo della pensione lunghissimo;
- in secondo luogo, il sistema attuale è nato quasi ottanta anni fa sulla base di società e logiche che oggi sono del tutto superate;
- in terzo luogo, il tempo può apparire infinito ma non lo è, e talora è spietato. Ogni ritardo nel decidere, infatti, rende più difficile raggiungere il risultato.
L’aumento dell’aspettativa di vita: un fattore cruciale
Per quanto riguarda il tema della speranza di vita, il continuo spostamento in avanti è fonte di spavento e di meraviglia al contempo. Il numero di centenari in Italia al 1° gennaio 2024, secondo i dati Istat, supera le 22.000 unità, e i supercentenari (individui di 110 anni e più) sono 21, più che raddoppiati rispetto al 2009.
In un quarto di secolo il numero di centenari è salito di quattro volte, e crescerà esponenzialmente grazie ai progressi dell’alimentazione, dell’epigenetica e della scienza medica. Nessuno sa se raggiungeremo la longevità dello Squalo della Groenlandia, che vive più di 272 anni (Fonte: Science); quello che è certo, tuttavia, è che l’attuale estensione massima della vita umana, misurata in 121 anni, sarà presto superata e non da poche persone.
Cosa vuol dire vivere più di cento anni in un mondo che tende a posporre l’entrata nel mondo del lavoro e ad anticiparne l’uscita? La risposta è ancora lontana.
Il sistema pensionistico fatica ad adeguarsi ai mutamenti in corso
In tutto questo, il sistema pensionistico è nato nel passato, ed è davvero difficile adeguarlo a mutamenti così rapidi. Per memoria, il sistema pensionistico italiano distribuisce tra i pensionati i contributi che riceve dai lavoratori ma questo, in una società con meno di 10 milioni di ragazzi sotto i 19 anni e 15 milioni di persone che ne hanno più di 64 non può reggere ancora a lungo. Gli esiti sono duplici: da un lato, la misura delle pensioni non può che ridursi, dall’altro non sono nemmeno da escludere provvedimenti che, per salvare il bilancio collettivo, richiedano sacrifici anche ai pensionati.
Pianificare oggi la pensione significa costruire il proprio futuro
Infine, però, ci siamo noi: le persone. Se da un lato – ed è positivo – abbiamo compreso che quello pensionistico è un problema, e non solo un tema, siamo però molto indietro nella ricerca di soluzioni, oltre che vittime, spesso, della citata “sindrome di Talete”.
Peccato, perché un trentenne che aderisce a una forma complementare a rischio medio potrebbe attendersi 3,5 € di pensione per ogni euro versati, mentre se si inizia a 40 anni ogni euro potrebbe generare 1,9 € di pensione (Fonte: Elaborazioni Progetica su scenari probabilistici derivanti da un investimento in profilo di rischio medio – 50% ob e 50% az. Globale – ed età di inizio percezione pari a 67 anni).
Il futuro si costruisce nel presente, ma dobbiamo imparare a fare i conti sia con il contesto che con noi stessi, e cominciare a pensare al domani con cura e non con fastidio. In fondo, trovare un’ora di tempo per programmare più di 20 anni di vita, che saranno splendenti o delicati in funzione di quel che decidiamo oggi, non è un compito così gravoso.
Quali strumenti usare e quali metodi? Lo scopriremo nei prossimi approfondimenti dedicati al tema pensionistico.