Cos’è il Piano Individuale Pensionistico (PIP): come sceglierlo e come funziona

Pensare alla serenità del proprio futuro è importante. Per questo, è necessario pianificare e adottare strategie utili per assicurarsi il miglior tenore di vita possibile negli anni del pensionamento. In particolare, per tutelarsi da una possibile riduzione delle entrate mensili nel momento in cui si cessa l’attività lavorativa, è possibile investire in un piano di previdenza complementare, un’ottima opzione per integrare e affiancare la pensione prevista dallo Stato e garantirsi, così, un’adeguata tutela pensionistica.

Tra le diverse forme di previdenza complementare il Piano Individuale Pensionistico (PIP) di tipo assicurativo può rivelarsi una scelta vincente, grazie ai suoi numerosi vantaggi. Scopriamo insieme cos’è e come funziona il PIP, come sceglierlo e quali sono i suoi benefici.

Cos’è un Piano Individuale Pensionistico (PIP) e come funziona

Il Piano Pensionistico Individuale (PIP) è una formula pensionistica complementare privata di tipo assicurativo stipulata su base individuale. È dunque possibile aderirvi a prescindere dalla propria posizione lavorativa. L’adesione a un PIP consente di utilizzare una parte dei propri risparmi per integrare la pensione erogata dall’INPS al fine di garantirsi un tenore di vita adeguato alle proprie esigenze. Questo strumento è realizzato mediante:

  • Contratti di assicurazione sulla vita di Ramo I: la rivalutazione della posizione individuale è collegata a una o a più Gestioni Separate.
  • Contratto di assicurazione sulla vita di Ramo III: la rivalutazione è collegata al valore delle quote di uno o più fondi interni della società di assicurazione.

Possono esistere anche forme miste, nelle quali la rivalutazione della posizione individuale è collegata a contratti di assicurazione sulla vita di Ramo I e III.

I “nuovi” piani sono conformi al decreto legislativo n. 252/2005, che disciplina le forme di previdenza per l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari, e sono iscritti all’Albo tenuto dalla COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione). Con “PIP vecchi”, invece, si intendono tutti i contratti stipulati fino al 31 dicembre 2006, che, non essendosi adeguati al decreto stesso, non possono raccogliere nuove adesioni.

La COVIP è l’Autorità preposta alla vigilanza delle forme pensionistiche complementari. Nel tutelare i beneficiari e il corretto funzionamento di queste formule di previdenza, l’Autorità persegue la trasparenza e la buona gestione del sistema.

Come funziona un PIP?

Spiegato in modo semplice, il PIP è uno strumento di accumulo, una sorta di “contenitore”, che permette di distribuire i risultati di un investimento attraverso una rendita vitalizia, una quota capitale o una RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata). Inoltre, prevede la liquidazione del capitale in caso di decesso dell’aderente.

Il principio applicato è quello della capitalizzazione: il capitale rimane di proprietà del singolo anche se viene gestito da un fondo pensione o una Compagnia di Assicurazione che, investendolo, ne rivaluta l’importo, incrementandolo. Il PIP può inoltre offrire opzioni di copertura in caso di premorienza o invalidità permanente.

Chi può aderire a un PIP e quali sono i suoi vantaggi?

Chiunque può sottoscrivere un Piano Individuale Pensionistico, a prescindere dalla propria situazione lavorativa. Tra i vantaggi di questo strumento citiamo l’opportunità di riscatto anticipato (al verificarsi di specifiche situazioni), i vantaggi fiscali propri di questo strumento, e il fatto che il PIP non è pignorabile o sequestrabile in determinate circostanze.

Sono previste agevolazioni fiscali sui Piani Individuali Pensionistici?

Il PIP è uno strumento conveniente anche dal punto di vista delle agevolazioni fiscali. I contributi versati al PIP sono deducibili dal reddito IRPEF fino a 5.164,57 euro l’anno. Questo significa che pagherai meno imposte sui redditi. Considerando lo stesso limite di reddito, è possibile anche dedurre i versamenti effettuati a favore dei familiari fiscalmente a carico.

È prevista un’aliquota agevolata del 20% (invece del 26%) sui rendimenti della gestione finanziaria. Inoltre, alla pensione complementare e alla rivalutazione del capitale è applicata una tassazione con aliquota agevolata, variabile tra il 15% e il 9%, inversamente proporzionale agli anni di partecipazione al piano.

In caso di spese impreviste, le anticipazioni o gli eventuali riscatti sono generalmente tassati con un’aliquota ridotta del 15% o del 9%, progressivamente decrescente in funzione inversa agli anni di partecipazione al PIP.

Quanto costa un Piano Individuale Pensionistico

Passiamo ora ad analizzare un capitolo importante, quello relativo ai costi. Nel momento in cui si decide di sottoscrivere un Piano Individuale Pensionistico, infatti, è naturale chiedersi quali siano le spese da sostenere.

I costi di adesione di un PIP sono quelli di amministrazione, di gestione del patrimonio e di collocamento. Accanto a questi ci sono ulteriori costi, come il prelievo sul rendimento della gestione separata di Ramo I oppure le commissioni di gestione in percentuale sul patrimonio del fondo interno di Ramo III. Questi cambiano in base alla tipologia di contratto alla quale hai aderito. I costi applicati alla rendita, invece, sono quelli in vigore nel momento in cui andrai in pensione.

Come vengono determinati i contributi da versare? Rispetto a questo, sarai tu a scegliere l’importo e la periodicità dei versamenti, a partire dal premio minimo stabilito dalle condizioni di polizza.

Quando si può riscattare un Piano Individuale Pensionistico?

Per godere di quanto accumulato attraverso questo strumento occorre raggiungere l’età pensionabile. Tuttavia, durante il periodo di partecipazione alla forma pensionistica complementare, nelle specifiche situazioni previste dalla legge puoi prelevare dalla tua posizione individuale una parte del tuo risparmio previdenziale, a titolo di riscatto o di anticipazione.

È possibile richiedere un’anticipazione:

  • in qualsiasi momento, per un importo non superiore al 75 per cento, per spese sanitarie a seguito di gravissime situazioni relative a se stessi, al coniuge e ai figli, per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche;
  • decorsi 8 anni di iscrizione, per un importo non superiore al 30 per cento, per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa di abitazione per sé o per i figli;
  • decorsi 8 anni di iscrizione, per un importo non superiore al 30 per cento, per ulteriori esigenze.

È invece possibile richiedere il riscatto totale/parziale del PIP in caso di:

  • decesso dell’aderente prima dell’esercizio del diritto alla prestazione pensionistica (la posizione individuale è riscattata dai soggetti designati dallo stesso, siano essi persone fisiche o giuridiche, o in mancanza dagli eredi), invalidità permanente, inoccupazione superiore a 48 mesi, dimissioni o licenziamento: in tutti questi casi spetta tutta la posizione individuale;
  • inoccupazione di durata non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi, se il datore di lavoro ricorre a mobilità o cassa integrazione guadagni: in questo caso, spetta fino al 50% della posizione individuale.

Come scegliere il miglior Piano Individuale Pensionistico?

Dopo aver approfondito il funzionamento del PIP e parlato dei suoi vantaggi, non ci resta che affrontare un’ultima questione importante: come scegliere il miglior piano in base alle proprie esigenze?

Innanzitutto, è importante domandarsi se, e perché, conviene aderire a un PIP. Le prime considerazioni utili riguardano gli anni che mancano per andare in pensione, l’ammontare dell’assegno pensionistico e la propria capacità di risparmio nel tempo. In base alle risposte a domande come queste, e con il supporto di un intermediario che saprà consigliarci al meglio, potremo decidere se aderire o meno a un PIP.

Per completezza, ricordiamo che oltre ai PIP esistono anche i fondi pensione, per chi stesse valutando delle soluzioni di previdenza integrativa. I fondi pensione possono essere negoziali o aperti. I PIP si distinguono da questi perché sono esclusivamente in forma individuale; i fondi aperti possono essere sia in forma individuale che collettiva, mentre i fondi negoziali sono solo su base collettiva e sono rivolti esclusivamente a lavoratori appartenenti a specifici Contratti Collettivi di lavoro (categorie professionali).

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Redazione Athora Italia

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