Dove destinare il TFR: guida alle soluzioni più vantaggiose

Quando si parla di TFR, molti pensano esclusivamente alla liquidazione che si riceve al termine di un rapporto di lavoro. Ma sapevi che esistono diverse opzioni per gestire questa somma di denaro e fare in modo che renda ancora di più?

In un’epoca di incertezze economiche e in vista del pensionamento, è sempre più importante pianificare le proprie finanze a lungo termine. Sebbene il TFR venga generalmente percepito come una somma ricevuta una volta cessato il contratto lavorativo, questo importo può rivelarsi una risorsa preziosa per il futuro. In questo articolo scopriremo quindi come destinare il TFR in modo da ottimizzare il tuo risparmio, in base alle tue necessità, profilo di rischio e prospettive, valutando i pro e i contro delle principali possibilità.

Cos’è il TFR e come funziona?

Il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto, è la somma che ogni dipendente matura con regolarità durante il periodo di lavoro presso un’azienda o un’amministrazione pubblica. Viene calcolato annualmente in base alla retribuzione lorda percepita dal lavoratore, con un’aliquota annua, e versato dal datore di lavoro, fino al momento della cessazione del contratto. Per questo, nel gergo comune, è anche noto come “liquidazione” o “buonuscita”. Al termine del rapporto e a prescindere dalle cause della sua interruzione, la cifra accumulata viene erogata al dipendente. Le modalità e i tempi di pagamento variano in base al settore di appartenenza: nel privato è generalmente il datore di lavoro a corrispondere il TFR, secondo quanto previsto dal contratto collettivo nazionale; nel settore pubblico, invece, l’erogazione avviene tramite l’INPS, seguendo tempistiche differenti.

Una volta concluso il rapporto lavorativo, il dipendente può incassare questa somma oppure scegliere di destinarla a soluzioni alternative, come un fondo pensione complementare. Si tratta dunque di una retribuzione differita introdotta dal Codice Civile (Art. 2120) e disciplinata dal legislatore (legge 297/1982) che può essere utilizzata a vari scopi. Per questo, è indispensabile compiere una scelta consapevole e informata su come impiegarla.

TFR e fondo pensione complementare

Dal 2007, una riforma ha introdotto la possibilità di destinare il proprio TFR a un fondo pensione complementare, anziché lasciarlo accantonato in azienda. Questa scelta ha reso il TFR uno strumento ancora più utile e flessibile, consentendo ai lavoratori di beneficiare di vantaggi fiscali e di incrementare la propria sicurezza economica per il futuro. In particolare, la riforma ha previsto due declinazioni per questa opzione:

  1. Durante il rapporto di lavoro: il dipendente può decidere di destinare una parte del TFR maturato ogni anno direttamente al fondo pensione, anziché accantonarlo presso l’azienda. Ciò permette di accumulare questa somma in modo dinamico, con l’opportunità di beneficiare di rendimenti sugli investimenti e di vantaggi fiscali immediati.
  2. Alla fine del rapporto di lavoro: quando il contratto lavorativo termina, il dipendente può scegliere di destinare l’intero TFR a un fondo pensione, anziché riceverlo come liquidazione. Anche in questo caso, il Trattamento di Fine Rapporto continuerà a crescere attraverso gli investimenti del fondo, con vantaggi fiscali aggiuntivi.

Tali opzioni offrono ai dipendenti una maggiore flessibilità nella gestione di questo importo, consentendo di sfruttarlo come uno strumento di pianificazione per la pensione e di risparmio a lungo termine.

Dove mettere il TFR: le opzioni possibili

Come abbiamo anticipato, dunque, esistono diverse possibilità per gestire il proprio TFR e destinare le quote annuali maturate. Le principali opzioni sono:

  • Lasciare il TFR accantonato in azienda.
  • Investire il TFR in un fondo pensione.
  • Considerare alternative al fondo pensione.

Vediamo le tre opportunità nel dettaglio.

Lasciare il TFR in azienda: vantaggi, svantaggi, quando conviene

Lasciare il TFR presso l’azienda per cui si lavora è l’opzione più semplice ma, probabilmente, una delle meno redditizie. In questo caso, la somma accantonata non cresce nel tempo, è custodita dal datore di lavoro e viene erogata al momento della cessazione del rapporto, qualunque sia il motivo dell’interruzione. Come funziona? Il dipendente riceverà l’importo dopo la conclusione del contratto, ma non otterrà guadagni aggiuntivi. Lasciato in azienda, infatti, il TFR beneficia di un interesse modesto, che non tiene il passo con l’inflazione.

Questa soluzione può essere adatta a chi preferisce una forma di risparmio "automatica", quindi semplice e comoda, che non richiede decisioni. Tuttavia, chi punta a una crescita più significativa nel lungo periodo – ad esempio in ottica pensionistica – potrebbe voler valutare soluzioni alternative.

Investire il TFR in un fondo pensione: vantaggi, svantaggi e come scegliere il fondo

Una delle opzioni più comuni per chi desidera far fruttare il proprio TFR è investirlo in un fondo pensione. Questa scelta garantisce una rendita più elevata, rispetto all’accantonamento in azienda, e permette al dipendente di costruirsi una pensione complementare. Questi strumenti, infatti, sono gestiti da professionisti e offrono diverse strategie di investimento, come fondi a basso, medio o alto rischio.

Questa scelta può permetterti di aumentare il capitale nel tempo, inoltre offre vantaggi fiscali: i versamenti sono deducibili dal reddito imponibile, riducendo così l’importo su cui pagare l’imposta sul reddito. Inoltre, i rendimenti generati dai fondi pensione godono di una tassazione agevolata, che può tradursi in un beneficio significativo nel lungo periodo.

Il vantaggio di investire in fondi pensione? La possibilità di far crescere il TFR nel tempo, migliorando la tua sicurezza economica per il futuro. Allo stesso tempo, l’accesso alle somme è subordinato al pensionamento o a casi particolari di necessità e, per alcuni, l’idea di vincolare il TFR per molti anni potrebbe non essere allettante.

Quali sono le alternative al fondo pensione per destinare il TFR?

Oltre ai fondi pensione negoziali o aperti, è possibile destinare il TFR anche ad altri strumenti di investimento, come i prodotti di investimento assicurativi o i conti di deposito vincolati. Queste soluzioni rientrano in una categoria più ampia di opzioni pensate per la gestione a lungo termine del risparmio.

In particolare, i prodotti di investimento assicurativi possono essere concepiti appositamente per l’accantonamento del Trattamento di Fine Rapporto, permettendo di costruire nel tempo un capitale da utilizzare al momento della pensione o in situazioni specifiche.

Ad esempio, il Piano Individuale Pensionistico (PIP) è un prodotto assicurativo di previdenza complementare che consente anche (ai lavoratori dipendenti del settore privato) di destinare il proprio TFR in modo autonomo, con una gestione più flessibile e personalizzabile rispetto ai fondi pensione negoziali o aperti.

Come scegliere la migliore destinazione per il TFR?

La scelta della destinazione del proprio TFR dipende da diversi fattori, tra cui età, esigenze di liquidità, profilo di rischio e obiettivi di lungo termine. Un elemento da valutare è anche la “vicinanza” con l’età pensionabile. Se mancano 10 anni o meno, ad esempio, potrebbe essere più conveniente optare per un fondo a basso rischio, in modo da proteggere il capitale accumulato. Al contrario, se si è giovani e con un orizzonte temporale più lungo, un fondo con un mix di azioni e obbligazioni potrebbe offrire maggiore potenziale di crescita.

Hai un progetto a breve termine o non vuoi vincolare troppo il tuo denaro? In tal caso, potresti preferire lasciare il TFR in azienda o destinarlo a strumenti che permettono un facile accesso alle somme investite. D’altro canto, se il tuo obiettivo è raggiungere una sicurezza economica a lungo termine, la scelta adatta potrebbe essere un fondo pensione.

In ogni caso, consultare un professionista in materia è l’unica strada percorribile per prendere la decisione migliore, massimizzando i benefici e minimizzando i rischi.

Quando e come è possibile prelevare il proprio TFR?

Il TFR, generalmente, può essere richiesto solo al termine del contratto lavorativo o al momento del pensionamento. Tuttavia, esistono eccezioni che consentono di accedere a tali somme prima della scadenza prevista, tenendo presente che:

  • è possibile ritirare solo una parte dell’importo accumulato;
  • è necessario aver maturato un determinato numero di anni di servizio;
  • è subordinato a specifici cause (es. acquisto della prima casa o per gravi motivi di salute) comprovati da adeguata documentazione.

È quindi fondamentale valutare con attenzione tutte le condizioni specifiche e le eventuali implicazioni.

Una soluzione per le piccole e medie imprese: Athora Impresa Futura TFR

Per le piccole e medie imprese, una soluzione vantaggiosa per accantonare il Trattamento di Fine Rapporto può essere Impresa Futura TFR*, la polizza individuale di Athora pensata per supportare le aziende nella gestione degli impegni derivanti dall’interruzione del rapporto lavorativo con i propri dipendenti.

Grazie alla Gestione Separata C.Vitanuova, questo prodotto garantisce la rivalutazione del capitale investito e la protezione degli investimenti. Impresa Futura TFR, Inoltre, offre costi contenuti e una grande flessibilità per i versamenti e i riscatti. Questa soluzione permette alle imprese di far fronte agli impegni relativi al TFR , pianificando con tranquillità gli obblighi aziendali legati a questo aspetto.

*Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere il set informativo e documento contenente le informazioni chiave (KID) disponibile sul sito.

Redazione Athora Italia

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